Cgil, Cisl e Uil bocciano la proposta Tridico sui pensionamenti in due tranche. Sindacati e Lega convergono sul secondo “canale” con 41 anni di contribuzione. Il nodo costi e la lente di Bruxelles
Un pressing sempre più intenso. Che segna ufficialmente il fischio d’inizio della partita sulle pensioni. È quello che, con l’avvicinarsi del “pensionamento” definitivo di Quota 100, stanno esercitando i sindacati, i partiti della maggioranza e, in qualche modo, anche l’Inps per aprire un varco, a partire dal 2022, alle uscite dal lavoro con 62 anni. Ma con un’ondata di richieste e ipotesi d’intervento di fatto in ordine sparso e non senza veti incrociati.
È un vero stop quello arrivato da Cgil, Cisl e Uil proprio alla proposta del presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, di ipotizzare, all’interno di un percorso flessibile, una pensione in due tranche per chi è in possesso di almeno 20 anni di versamenti: la prima puramente “contributiva” al compimento del sessantaduesimo-sessantatreesimo anno d’età, seguita dalla parte retributiva (per chi l’avesse maturata) al raggiungimento della soglia dei 67 anni d’età. Una proposta definita dai sindacati «estemporanea e fuori da ogni realtà» perché troppo penalizzante per i lavoratori visto che rimane ancorata al calcolo con il metodo contributivo dell’assegno. Ma secondo Tridico proprio quella del “contributivo” è la via maestra da percorrere.
Anche per Cgil, Cisl e Uil dal prossimo anno la soglia minima di uscita deve restare a 62 anni, ma senza troppi vincoli e penalizzazioni, comprese quelle collegate all’adozione in versione integrale del “contributivo”. Secondo il leader della Cgil, Maurizio Landini, al raggiungimento di questa età anagrafica un lavoratore dovrebbe avere la possibilità di andare in pensione a prescindere dai contributi. Sostanzialmente il meccanismo diventerebbe ancora più favorevole di quello su cui è stata costruita Quota 100. Che consente uscite anticipate con almeno 62 anni d’età e 38 di contribuzione. I sindacati, comunque, sottolineano che il requisito minimo per la pensione dovrebbe essere collocato all’interno di un sistema flessibile di uscite. E al ricorso alla flessibilità, accompagnato da un rafforzamento degli strumenti esistenti per agevolare alcune categorie di lavoratori, come ad esempio l’Ape sociale o Opzione donna, guarda anche il Pd. Analogo il convincimento del Movimento cinque stelle che sarebbe favorevole a uscite anticipate al sessantaduesimo anno d’età ma in combinazione con un significativo numero di anni di contribuzione maturati.

Caterina Percoto è una giornalista e autrice italiana. Dopo aver conseguito il diploma di scuola media superiore ha frequentato per un breve periodo l'Università di Firenze dove ha studiato Lettere e Giornalismo
